Marshall Sahlins
L’economia dell’età della pietra
Elèuthera
traduzione di Lucio Trevisan
A cura di Roberto Marchionatti
Prefazione di David Graeber
Ottobre 2020, 456 pp.
EAN 9788833020648
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Sfatando i pregiudizi etnocentrici, Sahlins ci mostra come le cosiddette economie di sussistenza delle società «primitive» abbiano in realtà consentito un’esistenza più sana, sostenibile e appagante di quella insalubre, insostenibile e inappagante consentita dalla moderna economia industriale e agricola. Una ricerca rigorosa (e provocatoria) che attesta come l’economia sia una categoria culturale più che comportamentale e abbia a che fare più con la politica e la religione che con la razionalità propria della scienza economica ortodossa.
In quello che è ancor oggi ritenuto il testo fondativo dell’antropologia economica (o meglio, dell’economia antropologica), Sahlins rivoluziona le vecchie e sorpassate idee sull’economia delle società «primitive», svelando come in realtà esse fossero delle vere e proprie società dell’opulenza. E in effetti, come ci ricorda Roberto Marchionatti, indagare la natura dell’economia e del suo sguardo sul mondo necessita dello stesso tipo di sensibilità antropologica che noi applichiamo allo studio degli altri. Solo così si può comprendere come mai i popoli più «primitivi» del mondo abbiano sì pochi beni, ma non siano poveri. La povertà non coincide con una ridotta quantità di beni ma è prima di tutto uno status sociale e in quanto tale un’invenzione della civiltà. Se dunque Sahlins, in questo classico di sorprendente attualità, si rivolge al passato, attingendo alla sconfinata ricchezza della creatività e della sperimentazione umane che solo l’antropologia è in grado di svelare, lo fa solo per guardare al futuro, per liberarci dai nostri preconcetti e per instradarci verso idee nuove che ci permettano di ripensare questioni oggi vitali per la società umana.